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nessundove

http://ilfragma.altervista.org/musica/Track_05.mp3

La storia della mia vita inizia circa 18 anni fa, presso a poco quando sono nato. Da quel momento non è successo niente di particolarmente importante, o quanto meno non abbastanza da finire in rete, fin quando non ho deciso di creare un mondo: nessundove. Era il 23 febbraio del 2008, e avevo capito che dovevo creare un posto che qui non esisteva; quello che non avevo capito è che lo avevo appena fatto, ma nella piattaforma sbagliata. I miei neuroni impiegano quasi 6 mesi pieni per capire che era decisamente ora di spostare il tutto qui. Su WordPress.
ho riportato su questo blog quelli che ritengo fossero i post più significativi, o comunque meno insulsi e banali della vecchia nessundove. Per chi volesse passarci ecco il link  http://www.n3ssundove.splinder.com

per il resto nessundove continuerà ad essere disegnata e colorata… più o meno da me… più o meno come è sempre successo negli ultimi 6 mesi…

adriaticamente parlando

se non dovessero bastare 300 metri e 15 piani di barca, e non dovesse bastare un filippino ogni due teste;

se non bastassero un casinò e una smoking room e tante piscine quanti tavoli da ping pong;

se non dovessero bastare 3 vassoi di cibo a pranzo e a cena un menù che sa di un testo teatrale di Goldoni e alle 16 un buffet e un altro a mezzanotte, ci sarebbe anche la colazione in camera;

se non dovesse essere la 11132, “boujur?”, benissimo, era la 11130, hai sbagliato, riagganci;

se non dovessero bastare 40 minuti di sonno a notte;

se non ci dovessero essere i messicani che suonano nella hall, allora, fantastico, ce li facciamo da noi;

se un preparato costa 6.90 euro e allora pensi che sia meglio comprare l’alcool quando scenderai in grecia, magari in un supermercato; e se poi scopri che non puoi imbarcare alcool sulla nave, ma scopri anche che c’è un duty free sulla nave; e scopri anche, quando ci entri, che l’unica forma di alcool esistente al duty free è distillato, e che non vendono alcun tipo di succo di frutta o diluitore che sia, allora il fegato incomincia a temere; e se il primo giorno finisci a controaux lisco, e il secondo giorno a vodka liscia, allora il terzo sei già ad altre due di vodka liscia, ed il quarto a limoncello, ed il quinto a jack daniels, e però a bere, in stanza, siete solo in 4… ecco, allora, se è così, non sai più cosa vuol dire essere ubriaco;

e se Santorini e Migonos e Atene e Olimpia e Dubrovnik e Venezia e, no, Corfu no.

E se i grattacieli non ci sono, ma è solo perchè è il cielo ad avvicinarsi per guardare un po’ più da vicino le casette bianche di Santorini che hanno quasi voglia di lanciarsi nel mare, in quel sapore di filosofia e letame di mulo.

E se siamo capaci di abbracciarci con un tipo che è stato capace di abbandonare la sicilia 12 anni fa e per altrettanti anni vagare per l’Europa, tra Finlandia e Svizzera, tra sculture e dipinti, guadagnando da cameriere e da falegname, vivendo alla giornata e incontrando, poi, noi, a Migonos.

E se sono capaci, dopo 775 euro, di rifilarci una guida che ne sa di Atene quanto Daniele Interrante di sintassi latina o il cardinal Ruini di posizioni del Kamasutra o Borghezio di cosmopolitismo, allora è davvero possibile che la mamma del coglione sia sempre incinta.

E scusate se mi permetto, ma c’è più da vedere a Filicudi che a Olimpia, cazzo.

E se a Dubrovnik la gente si chiedeva dove si trovasse “square porca mado*na” non riuscendosi a dare una risposta.

E se non dovesse bastare una corsa trasversale gridando in Piazza San Marco, allora possiamo anche rubarci le sedie di un bar, sistemarle in mezzo alla suddetta Piazza, ed aspettare che il proprietario del bar venga a reclamare le proprie proprietà, scoprendo, ahimè, di aver a che fare con degli autentici stranieri: “schiusli? urtuwurts laibniz fortmental garducics jesus lofenbung uvofaritu?”. Figo far finta di non essere italiani.

E se dovesse abbassarsi clamorosamente il PIL greco, e si scoprisse che ciò ha un attinenza con l’impensabile calo della vendita dei souvenir, ma noi i souvenir ce li abbiamo lo stesso.               p10203183

E se le lenzuala di Bonanno, giuri, non le hai strappate tu.

E dell’i-pod poi, proprio, non ne sai nulla.

E se quello con i capelli come i tuoi, e la carnagione come la tua, e la statura identica alla tua, e la maglietta molto simile alla tua, si quello la intercettato alle 04.00 di sta notte nei corridoi della nave dalle telecamere della sorveglianza, quello no no, quello non sei tu, no.

E se riuscisse a fare più facce sceme lui in un quarto d’ora che Jim Carrey nella sua intera filmografia.

E se ce l’hai avuta, almeno per un attimo, la voglia, a quella che poteva essere la settecentoquarantatreesima foto, di prendergliela quella dannata fotocamera, e di lanciargliela per terra, ma così, solo per vedere che faccia fa. Che, Dio degli eserciti, fotografa anche le nuvole, le nuvole! Ce l’abbiamo anche a Femmina Morta, le nuvole, voglio dire.

Ah! E se non dovesse bastare la prima, c’è sempre la seconda e poi la terza; e se non dovessero bastare neanche tutte e 3, le venezuelane si intende, ci son sempre le francesi o le inglesi o le napoletane; al massimo c’è anche barcellona, voglio dire. Poi, buttandola giu lì, ci sarebbero anche i vampiri, eh.

E se alla fine non dovesse bastare la musica in discoteca, la notte, ogni notte, c’è sempre la chitarra nella stanza, anzi nel balconcino; la chitarra:

la chitarra, mentre geraci urla e biancheggia sotto la doccia

, mentre finisce la vodka per i corridoi

, mentre cantiamo il bianconiglio nella stanza

, mentre scriviamo nuove canzoni, “sincero”

, mentre esco per strada e cerco il mio cappello e girero il mondo per trovarne un altro più bello. (che idea la chitarra).

Se non riuscissi a trattenere le risate, mentre in ascensore spaventa le persone gridando, candidamente, nelle loro orecchie, frasi a caso;

e se svegliasse quel ragazzo che dorme sul divanetto nella Hall gridando, ma la mamma di quel ragazzo si trovava casualmente proprio lì vicino e incominciasse ad insultarlo: bha, vabbè, tanto in inglese non capisce;

e se non riuscissi a stargli dietro quando incomincia a correre nei corridoi mentre da calci a tutte le porte;

e, mettiamo caso, non dovessero bastargli QUELLE di porte tanto da decidere di dover torturare anche e soprattutto il vicino di stanza, calciando la sua porta ad intervalli di 30 minuti, per sette giorni;

e se non dovesse bastare la sacra pazienza del suddetto vicino di stanza tanto che quest’ultimo, all’ennesimo calcione, si catapulti giu dal suo letto e, per la legge del taglione, prenda a calci la nostra di porta;

e se non avessi abbastanza coraggio da aprire la porta per chiedere, quanto meno, “chi è?”, ed il vicino di stanza furibondo, allora, decidesse di rivolgersi al primo filippino disponibile per farsi aprire la porta della suddetta stanza con il pass partu in modo da gaurdarti dritto negli occhi mentre sproloquia insulti francesi misti a saliva transalpina;

se non ci riuscissi a resistere, allora, non potresti essere il compagno di stanza di Geraci. Non per 7 giorni, almeno.

Tuttavia, se avete l’impressione che la metà di ciò che ho scritto sia qualcosa di incomprensibile, se non addirittura di insensato, è perchè probabilmente su quella nave, voi, non c’eravate.

Se, invece, negli ultimi 120 secondi avete riso e pensato e state sperando che questo post continui, almeno per un altro po’, è perchè, probabilmente voi, voi, su quella nave, c’eravate. E se adesso rileggerete un altra volta quanto scritto, magari, su quella nave, almeno per qualche istante, ci sarete di nuovo: con tanto di MusicaSodaChitarra e tutto quanto. Sincero.

vabbè, che vuol dire.

Ah, se non dovessero bastare le parole, trovi sempre anche la musica – cmq -Appoggio.

tutti

Come il gennaio dell’anno scorso, o di due anni fa, e mi sa di quelli degli anni prima ancora, e come quello del prossimo anno, anche in questo gennaio sono uscite le nomination agli oscar. E chi cazzo se ne fotte, aggiungerei anche (bel modo di iniziare un post).

Ma, nulla, è solo che ogni anno la giuria dell’Academy Awards combina qualche stronzata, prima con le nomination, poi completa il capolavoro con l’assegnazione delle statuette. E non sono io a dirlo, visto che in tempi non sospetti Bunuel, un discreto regista emergente (nda sono ironico) si è sentito in diritto di dire la sua a proposito del voto della beneamata giuria Hollywodiana, affermando che si tratta di un voto perfettamente democratico. Certo, il risultato è imprevedibile perché a votare sono 2.500 idioti, tra i quali c’è pure, per esempio, l’assistente figurinista dello studio, che ha diritto al voto come gli altri.

Appunto.

E così mi sento chiamato in causa io, che nel mondo del cinema conto quanto Klaus Davi nel mondo della filosofia o Orietta Berti nel mondo del porno, ad impedire che la suddetta giuria cinematografica completi la frittata. Quest’anno gli oscar li diamo qui, a nessundove. Bene. E verranno assegnati il giorno prima della prestigiosa consegna Statunitense.

Siccome qui comando io ho deciso che 1)le nomination le scelgo io e 2)non saranno presi in considerazione solo i film dell’ultimo anno, bensì quelli dell’ultima storia del cinema. Diciamo, presso a poco, dai Lumiere ad oggi.

Il meccanismo non è poi così complesso, qui sotto sono mostrate le varie categorie (miglior film, miglior film italiano, miglior sceneggiatura originale, miglior sceneggiatura non originale, miglior regista, miglior attore, miglior attrice, miglior colonna sonora, miglior film d’animazione e mi sono permesso di aggiungere, anche, miglior film anni ’90 e miglior film del nuovo millennio). Se non siete di quelli che sono convinti che termostato sia un autore Greco o che a Risiko i carri armati sparino perdavvero, allora siete in grado di votare questi film. Sempre che li abbiate visti.

N.B. (ci tengo a scrivere questa nota, detto in parole povere, per pararmi il culo a fronte della valanga di critiche che di qui a poco potrebbero sommergere me e il mio blog). Questa non pretende nella maniera più assoluta di essere una critica cinematografica d’alto livello nè mi arrogo il diritto di stilare una classifica veritiera dei migliori film della storia, tenendo presente che non posseggo una cultura cinematografica tale da potermelo permettere; tant’è che sono completamente estromessi dalle nomination le filmografie di autori del calibro di Lynch o di Renoir per il semplice fatto che io li sconosco. Per il resto i lungometraggi sopra elencati sono, semplicemente, quelli che ritengo, tra i film da me conosciuti, i migliori realizzati e, conseguentemente, sono stati tutti quanti da me guardati, eccezzion fatta da “Il quarto potere”, “8 1/2”, “Il padrino”, “Blow Up” e “Il ladro di biciclette”, pellicole però troppo importanti per essere estromesse da una lista del genere. Si accettano con piacere critiche; attendo con sublime ansia quella di quello che dice di studiare a Pisa e quella di quell’altro che dice di non studiare a Torino.

tho! il duemilanove.

Non so se ve ne siete accorti ma il 2008 è finito. Io me ne sono accorto adesso. Sapete com’è, ho avuto un papello da fare. O comunque ho fatto cose che mi han tenuto abbastanza impegnato. Abbastanza almeno da non farmi rendere conto che l’ultima cifra dell’anno corrente è cambiata da 8 a 9. Si in effetti si. Dai la prima notte, quella del passaggio dell’anno, ero così ubriaco che sto ancora cercando di ricostruire, testimonianza dopo testimonianza delle persone che mi sono state vicine alla festa, la mia nottata. La peggiore è quella di Gaspare Caliri, l’organizzatore di quella lurdia della Tonnara. M’ha visto il giorno dopo al RioBar, si è avvicinato, m’ha stretto la mano e proferì “T’ha sai rapreso”. “Perchè ci siamo visti sta notte?”. “C’ha siamo visti? Ma sa ma sai saltato addosso, m’hai abbracciato e m’hai detto <Sto male. Però sto bene>”. Però è stata una bella notte. Mi sembra almeno.

Il giorno dopo poi. O meglio la notte. Chi c’avrebbe mai scommesso un centesimo che ci saremmo trovati a combattere una guerra d’arance. Sì, sì, proprio così. Una maledetta guerra d’arance. Tutto incominciò quando eravamo davanti casa di una ciccs: Doblò Rosso (fabbio, emanuele, giulèn) e Corsa Blu (nero, paolino, giosuè, sarac.). Parcheggiati a pochi centimetri di distanza, parallelamente, finestrini contro finestrini. Però abbassati. I rossi ci infastidivano con lanci di putridi pezzetti di carta, scoccati dalle loro bocche ed intrinsechi di saliva. Dò l’ordine di prendere le difese, alziamo i finestrini. Una rovente palla insalivata di carta si schianta proprio al centro del mio finestrino e lenta, gelatinosa scivola giù, lasciando lungo il finestrino una melmosa striscia carica di sfida e odio. E guerra sia.

La svolta: riforniamoci di mandarini. Accendo la macchina, addumo le luci, reclino il sedile, faccio rombare il motore, parto. No. Tolgo il freno a mano. Adesso parto. Svoltiamo a sinistra, abbiamo bisogno di fonti per rifornirci della nuova arma. L’arma della svolta. Loro con la carta, noi con i mandarini. Siamo come gli indiani con le freccie e i coloni con i fucili. Stravinciamo. Facciamo carico in una stradina presso Sant’Andrea. Torniamo nella strada in cui li avevamo lasciati, ma non c’erano più. Li inseguiamo per tutta Sant’Andrea, spengo le luci, siamo in incognito, li scoviamo, li colpiamo. Ma è solo l’inizio di una guerra lunga. Di una guerra di trincea.

Andiamo a prendere altri mandarini, li ritroviamo in piazza Sant’Andrea, sono con gli sportelli aperti, fuori dal Doblò, chini a raccogliere Mandarini, c’hanno copiato, i bastardi! Ma questo è il momento per affondare l’attacco, passiamo loro a lato e li colpiamo: 2 a 0. Frizione, prima, seconda, terza, gas, siamo già lontani.

Abbiamo bisogno di più mandarini, il prossimo scontro sarà fatale. L’ira funesta del Todaro si farà sentire. Prendiamo una strada di campagna. Montagne di mandarini. E arance. Santo Dio quanto sono grandi. Ne carichiamo almeno 10 chili. Nel frattempo ci arriva una missiva via telefono: “h 03.00 duello in piazza del mercato”. Sfida raccolta.

Arriviamo in piazza. Il doblò rosso è nell’angolo alto sinistro. Noi ci posizioniamo in quello basso destro. Faro contro faro. Parafango contro parafango. Siamo a 50 metri di distanza. Metto gli abbaglianti e scendo dall’auto. Scendono anche loro e mostrano le propriè invenzioni: armature. Scudi di cartone e elmi di scatoli di panettone. Un sacco pieno di arance. Facciamo rombare i motori e partiamo, il tachimetro segna che andiamo anche troppo veloce, freniamo che siamo quasi attaccati, è il momento, i miei aprono gli sportelli e lanciano arance, i Rossi anche. Ma loro hanno un dannato vantaggio: gli sportelli del Doblò sono a scorrimento, non ingombrano un cazzo. Noi li prendiamo. Loro ci prendono. E fanno delle botte scandalose le arance sulla carrozzeria. Ci siamo passati, freno, frizione, prima, giro tutto lo sterzo, secondo scontro, di nuovo apriamo gli sportelli per lanciare, cazzo ci entra un arancia in macchina. Sfiora la testa di Paolino e fa spiaccicarsi sul vetro di dietro. Cazzo. Resa, andiamo via.

h 03.30  quarto scontro.Entriamo in piazza da una stradina laterale a senso unico, siamo senza luci, quando improvvisamente ci arriva un auto addosso, sensa luci: è il doblò. Metto la marcia indietro, sono in una dannata strada di 2 metri, mi faccio 25 metri in marcia indietro e solo Buddha sa come non ho messo di sotto cosa o persona alcuna. Facciamo il giro, entriamo nella piazza del mercato, loro ci inseguono, una corsa pazzesca con tanto di derapate, testa coda e lanci di arance al volo: ci chiudono in un angolo della piazza e ci massacrano. Il Todaro esce improvvisamente dal cofano e ci riempi di aranciata. Noi lanciamo la nostra arma segreta, una busta della spazzatura, ma non sembra aver avuto l’effetto sperato. I rossi terminano la loro imponente scorta di agrumi sulla povera carrozzeria della mia Corsa e poi scappano gridando “Addio Babbei”.

h 04.00  una missiva dal nemico “tregua, ci vediamo davanti casa di Sara”. Questo lo dici tu.

Andiamo davanti casa di Sara, il Doblò è parcheggiato lì vicino, Fabio si affaccia al finestrino, sventola un fazzolettino in segno di pace. Pace sto cazzo. Ci mettiamo lì accanto e li sommergiamo di frutta arancione. Le loro grida di disperazione ancora echeggiano dentro di noi. Scapppiamo, abbiamo ancora arance, allora entriamo in senso unico così li prendiamo da dietro e gli diamo l’ultimo colpo. Quello fatale. Ma. Mentre andiamo verso il Doblò mi accorgo che ho lasciato Giosuè in strada. Vabbè troppo tardi, un pezzo l’abbiamo sacrificato.

Colpo di scena.

Ad ancora 30 metri di distanza dal Doblò, mentre eravamo in avvicinamento per colpire, vediamo Fabio correre come un pazzo verso di noi. Ha 3 arance in mano. E le lascia andare verso di noi. Vitamina C sul parabrezza. Un colpo di tergicristalli e vedo ritornare Fabio, di corsa, verso il proprio Doblò. E’ caccia all’uomo. Dobbiamo prenderlo prima che rientri in macchina. Dò gas. Faccio spegnere la macchina. Ci riprovo, sgommo, accelero, ci avviciniamo, Paolo si affaccia, gli tira un arancia, lo manca, ne prende un altra, lo manca di nuovo, Fabbio è salvo. Ma la sua macchina no. Abbiamo tirato così tante arance a quella maledetta carrozzeria rossa che se le ricorderà per sempre.

Pace.

Andiamo a lavare le macchina in piazza del mercato con la suka made in casa Corno e con l’acqua della fontana. Un freddo pazzo alle cinque del mattino.

Ma mi sono perso nel discorso. Dicevo che mi son accorto adesso che siamo nel 2009 ed abbiam cambiato anno. Ma sì, perchè ho avuto poco tempo per pensare ultimamente. Poi giorno 4 tutti a casa mia, un macello. Poi ieri inevitabile film a casa di Corno. Adesso che ci sto pensando dovrei fare un resoconto dell’anno passato. E pormi degli obbiettivi per l’anno venturo. Cosìche io possa mettere in evidenza, il prossimo 31 dicembre, quanto io sia una testa di cazzo che non rispetta le proprie promesse. Perchè di sicuro cazzeggierò anche quest’anno. Mha, si vedrà. Però se continuo a passare notti come queste, cazzo, non è neanche tanto male.

caro babbo.

caro babbo natale so che  il 25 hai fatto il compleanno quindi auguri bravo complimenti per l’età e per la coca-cola, davvero buona, bravo. Adesso passiamo ai regali.

In effetti sì. Di essere negro sono negro, terrone pure, di aver votato i comunisti li ho votati, gli omosessuali non li perseguito, vizi e droghe non me le faccio mancare, il papa mi sta sul cazzo e no, in chiesa non ci vado. Qualche valore e qualche ideale me lo ritrovo anche, non ho mai ucciso nessuno e non faccio discriminazioni di alcun tipo, ma ultimamente  queste sfaccettature della personalità dell’uomo non sono prese poi tanto in considerazione. Quindi ho la strana sensazione che io, a te al tuo capo, non vado poi così a genio.

Ma in realtà, tra parentesi, io questi dieci comandamenti non è che li abbia mai capiti bene bene bene. Dico, si parla di non rubare, e per carità io l’ho quasi sempre rispettato, ma non rubare nel senso che se un Rom ruba 4 mele lo mettono in carcere e buttano via lontano la chiave e che ne sarà di lui nella prossima vita non ne parliamo neanche, mentre se Berlusconi ha crac qua e là, tra una Fininvest e una Medusa film, non fa nulla, non è che l’abbia afferrato molto bene. E, attenzione, qui si parla di crac di milioni e milioni di euro.

Ma vabbè, alcune incogruenze, comunque, a quanto pare, sembrano di casa nella religione dei grandi profeti. Tipo l’Universo creato in 7 giorni o la Terra al centro del Sistema o le streghe che poi non erano streghe però ormai le abbiam bruciate uguale, o il processo a Galileo o il figlio di Leone X o i bagni di sangue di Giulio II o i pagamenti delle indulgenze di Bonifacio VIII o la lotta alle tesi evoluzionistiche Darwiniane o i vangeli che parlano bene di Gesù che sono veri mentre quelli che ne parlano male sono apocrifi, senza contare poi quelli che non ne parlano affatto. E dimentico tra l’altro quando la chiesa non ha fatto nulla contro le leggi razziali in tempo fascista o quando il Figlio del Capo diceva di aiutare il prossimo e così Ratzinger, invece di parlare di 1miliardo di persone nel mondo senz’acqua, dice di non leggere Harry Potter; o quando ancora il cardinal Ruini ci dice di non disperdere il seme e e, ne consegue, non utilizzare il preservativo, quando, proprio per non disperdere il seme, in Africa muoiono 30.000 bambini al giorno di AIDS. O quando si parla di vivere nella povertà e poi il clero è, ancora, esente dalle tasse di stato. E anche vero, però, caro Babbo, che se ci sono delle incongruenze non è che si possa dare proprio tutta la colpa al tuo capo, questo è anche giusto da dire. Infondo siamo stati anche noi, talvolta, a fraintendere le Sue sante parole. Mi riferisco, ad esempio, a quando Dio disse “crescete e prolificate”, che tradotto sarebbe “mangiate e trombate”, e poi il buon cristiano deve fare voto di castità e digiuno. Mha. Qui è un errore nostro di interpretazione, non c’è dubbio.

Dicevo, babbo, tu non piaci a me e io non piaccio a te, ma intanto siamo qua, è Natale, anzi era Natale, e io la mia letterina te la voglio mandare. Regali per me non ne voglio, però ti volevo dare, diciamo, dei consigli per gli acquisti. Diciamo che nel mondo c’è qualcosa che non va, magari potessi sistemare le cose tu. Tipo un paio di doni li potresti portare nella mia scuola, dove le cose non vanno così bene. Chessò, degli ombrelli per non bagnarci quando piove; un paninaro per evitare fughe dal cancello di dietro; un vocabolario di Italiano per la Lizio, un pettine per la Lavena, una stecca da 20 per la Sciotto e della morfina per la signora Pasqua che, santo Dio, è sempre agitata. Poi a livello barcellonese potresti regalarci, non so, un sindaco magari, che manca da anni, e un pub, una biblioteca, un teatro Mandanici, un borgo e un cinema che non tenga “Natale a luogoacaso” per 3 mesi. Anche in giro per l’Italia, devo dire, le cose non vanno proprio a gonfie vele. Magari un paio di neuroni li potresti dividere tra letterine, paperine, veline, carboncine e via così. Poi, non per essere troppo giudizioso, ma potresti anche procurare una tracheite violenta a Gigi D’Alessio, così, tanto per avere qualche anno di tregua. Ah, visto che siamo in campo artistico, se rompessi otto o nove dita a Moccia affinchè la smetta di scrivere stronzate ti sarei veramente grato.

Babbo poi, se hai tempo e non trovi traffico, potresti anche mandare il tetano a tutti quei ritardati che stanno seduti nei salotti televisivi e che si spacciano per opinionisti mentre violentano la grammatica italiana? Abbi fiducia, non è una cosa negativa, anzi lo faccio per loro, se non gli mandi il tetano tu li ammazzerà qualcun’altro sicuro, prima o poi. E di morte peggiore, anche. Al limite se non riesci a colpirli tutti, perchè capisco che sono tanti e tu hai poco tempo, potresti prendere di mira solo un paio di rappresentanti; chessò Klaus Davi e Maurizio Mosca.

Vorrei chiederti tanti altri doni ma, sai com’è, quando hai troppe cose in mente poi molte te ne sfuggono. Però penso anche che se lanciassi qua e la, dall’alto della tua slitta, qualche libro di Dostoevskij e Pennac. E qualche film di Polanski e Kubrick. E qualche album dei Doors e dei Depeche Mode. E qualche fonte alternativa di informazione, tipo Zeitgest o Fahrenheit 9/11. Ecco, se facessi così, forse, qualcosa potrebbe anche incominciare a cambiare. Sempre che la gente non utilizzi i libri in alternativa alla carta igienica.

Grazie di tutto babbo. Ci sentiamo l’anno prossimo. Risp tvb

ps. oh babbo, mentre sei di ritorno verso la Lapponia o dove cazzo è che stai tu, se non ti dispiace, non è che potresti lanciare un masso di dimensioni medio-grandi dalla tua slitta? diciamo in direzione della casa di quello la… un po’ basso un po’ abbronzato… come si chiama… emilio mi sembra? Quello che ha il tg, sì. Oh, mi raccomando, se non chiedo troppo…

Bacio e buona mira.

un po’ di qui

No, non sono morto.

E no, non sono stato censurato dalla DEA.

Più semplicemente non mi è più capitato di ritrovarmi davanti al computer con poco da fare cosìche mi mettessi a scrivere cazzate. Un po’ per l’organizzazione della festa del 20. Un po’ (poco) per le ultime interrogazioni. Un po’ perchè son tornati gli universitari. Un po’ (tanto) perchè ho la patente. Insomma, non scrivo da una marea.

Ma tranquilli. La vita è continuata così per com’ era iniziata, per com’era proseguita, per come aveva lasciato intendere che sarebbe  continuata, per com’avevamo prospettato che proseguisse e per come tutti si aspettavano che finisse. Cioè un po’ così.

Devo essere un po’ più chiaro? Ok. In rigoroso ordine a caso vi elencherò cosa è successo nell’ultimo periodo.

mm

Ah sì. Ho preso la patente. Non che sia una cosa da tutti i giorni, ma più o meno l’ho vinta com’era normale che la vincessi. Cioè sono andato a Messina a fare esame l’ultimo giorno disponibile prima che mi scadesse il foglio rosa, lungo l’autostrada Maimone ha dato il meglio di se, esibendosi in un monologo degno di un Woody Allen in una delle proprie migliori prestazioni: mi ha narrato di tutto, dalla sua sfrenata attività sessuale alle sue corse con le macchine, dalla sua intolleranza nei confronti del perbenismo medioborghese al suo stato di nichilismo accompagnato da un senso di delusione romantica nei confronti di quella perdita dei valori di cui lui, a mio modestissimo parere, e il primo degli interpreti. Arrivati a Messina, tanto per essere in linea con la sua linea di pensiero “contro la legge”, ci fermiamo nel parcheggio degli handicappati, lascia le chiavi attaccate alla macchina, scende e mi liquida così: “se arrivano gli sbirri sposta tu la macchina”. Ma porca vacca. Se arrivano gli sbirri e io sposto la macchina, mettiamo caso che non uccido qualcuno, comunque mi chiederanno patente e libretto, ed io non potrò mostrar loro niente, a parte un insignificante tessera sanitaria. Mi faranno fare l’esame a 21 anni, cazzo. Per fortuna non arriva affatto sbirraglia, poi l’esame è andato, non vi sto qui a raccontare come, sennò rischio di essere incementato in qualche muro. La morale comunque è che poi m’han dato la patente. Da questo momento ho passato più tempo con i piedi sui pedali della frizione e dell’acceleratore che a terra. Tipo ogni pomeriggio prendi la macchina alle 3, prima che i tuoi genitori si ricordino che hanno un figlio patentato che ha una voglia cane di recuperare 18 di freddo e fatica tra motorino, bicicletta e piedini. Giri in continuazione, prendi amici, li lasci, poi li riprendi. Poi con la scusa della festa c’erano sempre una marea di cose da fare, tipo 100 blocchetti da disseminare per barcellona, 130 locandine da attaccare, 3 dj da convincere, 3 barman da ingaggiare, 4 buttafuori da valutare, 1 carlo marchetta da sopportare e 12 privè da piazzare.

Appunto la festa.

La festa l’abbiamo organizzata per giorno 20 al Pashà, è andata piuttosto bene, nè troppo male, nè troppo bene. Diciamo che abbiamo fatto un incubo prima di Natale. Eravamo in 300. Eravamo ubriachi. Ma Bob Marley continuava a suonare. Da una parte ammetto che è figo organizzare una festa, sia perchè le decisioni spettano tutte a te, sia perchè il giorno del ritiro blocchetti è una continua tensione, sia perchè la sera tutti sono fieri di te, ti stringono la mano e ti fanno occhiolini quasi omosessuali, sopratutto i pampinoti. Tuttavia, bastardo il duce, una volta che hai organizzato tutto e la festa è in corso, provi un dannato senso di vuoto, molto simile a quello che provavo nelle notti dei falò, perchè pensi che hai dedicato 2 settimane della tua fottuta vita per una festa del cazzo, manco che questa avesse potuto salvarti la vita, e adesso la festa eccola qua. E’ stata fatta. E già sta finendo. E quando finisce che cazzo faccio? Ho passato le ultime 336 ore della mia vita a pensare e a organizzare questa festa, ora che ne sarà di me. Però in compenso adesso sono amicone dei pampinoti.

Sono tornati gli universitari. Alla patente, all’organizzazione della festa, aggiungeteci questo.

Domenica per festeggiare la festa che è andata benone (270 paganti e consumati 500 euro di alcolici scusate se è poco) abbiamo mangiato alla pergola. Dopo un ora che continuavano a portarci di mangiare noi continuavamo ad essere ancora agli antipasti. Dopo i maccheroncini col sugo vedevo un Daniele Trapani che rischiava di collassare su se stesso. Abbiamo brindato col vino rosso a proposito di una mucca e poi siamo andati al castello di Santa Lucia. Poi a casa.

Mentre Lunedì c’è stato l’epico Match:

Malati terminali football club

dario

emanuele

ciccio

fabbio

paolino

amato

Il resto del mondo

vitofamà

manuri (20′ pt fleres)

giorgianni

daniele trapani

stunfa

mamozzo

6 spettatrici.

A breve le pagelle.

Ah comunque in questo periodo al Riobar c’è un manicomio. Ah e ho anche bucato la ruota della mia macchina. Ah siamo anche andati a ballare al traliccio, alla console lo stereo dell’Audi di fava. Ah e ho anche cambiato la ruota della mia macchina. Ah dobbiamo organizzare per capodanno.

mava.

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Tuttoilrestochannel